L’emotività è la disposizione psico-fisica ad essere più o meno fortemente turbati da un avvenimento in modo sproporzionato rispetto alla sua importanza.
In alcuni soggetti di costituzione psico-fisica caratterizzata da forte ipersensibilità generale, lo stato emotivo può essere innato, mentre nei soggetti normali esso può essere generato da cause di natura diversa: timore, gioia, tristezza, collera, sorpresa, ecc. Ma lo stato emotivo che danneggia maggiormente il tiratore durante una gara è indubbiamente provocato dal timore: timore di mancare alle aspettative dei suoi dirigenti, dei suoi amici, del pubblico, della società o della nazione cui appartiene; il timore dell’importanza della gara o del valore che può avere il suo risultato; il timore degli avversari troppo forti o quello di non riuscire ad ottenere il risaltato sperato. Sono tutte queste le considerazioni sulle quali la mente del tiratore si trova generalmente impegnata durante una gara, influenzando negativamente il suo stato psico-fisico e provocando un’alterazione dell’equilibrio affettivo del tiratore stesso.
Tali modificazioni sono accompagnate da caratteristici fenomeni somatici, quali alterazione dell’attività respiratoria e della circolazione del sangue, alterazione delle attitudini motrici, difficoltà di espressione, ecc.
Per i tiratori ipersensibili è un compito difficile evitare e superare lo stato emotivo, mentre i soggetti normali possono difendersi ed anche evitare l’emotività, cercando, quando si trovano impegnati in una gara, di pensare soltanto al diletto che essi provano nello sparare senza soffermarsi sulle considerazioni già accennate. Sul posto di tiro il tiratore deve estraniarsi da tutto e da tutti; non deve pensare né a che cosa serva il suo risultato, né agli apprezzamenti che altri possano fare sul suo conto. La sua mente deve essere continuamente concentrata sul bersaglio e sulla propria arma, cioè sul tiro che sta eseguendo o che sta per eseguire; non deve pensare ad altro se non a puntare e scattare l’arma stessa, senza fare neanche mentalmente il computo dei punti e tanto meno interessarsi, durante la gara, dei risultati degli altri.
Inoltre, il tiratore, che generalmente nelle sue manifestazioni esterne è portato a sopravvalutarsi e in quelle interne a sottovalutarsi, deve, in tale circostanza, sempre in giusta misura, regolarsi nella maniera inversa. Egli deve sentirsi intimamente sicuro di sé stesso e perfettamente all’altezza della situazione; non deve avere timore di nulla, anche se il corso della gara non dovesse procedere secondo il previsto o il desiderato.
Per essere sicuro di sé stesso è necessario che la coscienza del tiratore sia tranquilla per quanto riguarda la sua preparazione, il regime di vita assunto, la disponibilità dei materiali occorrenti per il tiro, la messa a punto dell’arma, in definitiva che egli non abbia trascurato nulla che possa influenzare negativamente il risultato finale. Il tiratore deve presentarsi alla gara sereno, senza alcuna preoccupazione, con la certezza di aver compiuto e di poter compiere il proprio dovere, cioè di poter dare tutto quello che le sue capacità consentano, senza fantasticare sulla possibilità di ottenere risultati che vadano oltre i suoi limiti.
Se il tiratore riuscirà a comportarsi in tal senso, certamente gran parte dell’emotività sarà evitata o superata senza che il risultato venga compromesso.